Egregio Presidente,
abbiamo atteso speranzosi e fiduciosi il nuovo decreto, certi di trovare alcune risposte chiare ai dubbi e alle preoccupazioni degli ultimi 2 mesi riguardo alle sorti delle nostre aziende e delle decine di migliaia di addetti del nostro settore che, insieme a noi, vedono vanificati i sacrifici di una vita.
Sono a rischio le nostre imprese. E’ a rischio il nostro futuro e quello delle nostre famiglie. Sono a rischio migliaia di posti di Iavoro.
Ad oggi, fatta salva l’ordinanza regionale, non ci sarebbe concesso neanche l’accesso in struttura per effettuare le manutenzioni ordinarie.
Dalla Sua ultima conferenza stampa però sono emerse solo ulteriori incertezze. Per il settore del urismo che da solo rappresenta il 13% del Pil nazionale e il 15% dell’occupazione non esiste ancora un piano di ripartenza, sostegno e liquidità per rimettere in moto la filiera.
Navighiamo a vista sia per quanto riguarda le prescrizioni sanitarie che per le tempistiche relative agli spostamenti e alla possibilità di accogliere i turisti dalle altre regioni nella oramai imminente stagione estiva.
Paradossalmente si parla di Bonus Vacanza Italia ma non esiste una programmazione in tal senso che consenta agli operatori della filiera di mettere in campo azioni mirate di promozione, offerte, investimenti per provare ad affrontare e salvare una stagione di fatto compromessa.
Un settore che conta migliaia di dipendenti e che genera centinaia di milioni di euro di fatturato ha bisogno di risposte immediate.
Il segmento che accusa il colpo maggiore è la ricettività alberghiera ed extra-alberghiera con un crollo del giro d’affari di 13 miliardi nella prima metà del 2020, da 17 a 4 miliardi di euro. Solo in Puglia per l’intero anno si stima un Crollo del fatturato di meno 707 milioni di euro. Uno scenario apocalittico.
In questo quadro assume importanza rilevante il Turismo aII’Aria Aperta, finora dal Governo completamente ignorato, che rappresenta la seconda modalità ricettiva in Italia dopo quella alberghiera per numero di posti Ietto. Solo in Puglia nell’ultimo report (Fonte Pugliapromozione anno 2018) si registrano 123 campeggi di cui 14 a 4 stelle, 84 villaggi turistici di cui 16 a 4 stelle, con un totale di 96.422 posti Ietto, di cui 26.191 per i 4 stelle. Per un totale di oltre 3 milioni di presenze annuali.
Ma nonostante le caratteristiche ambientali e strutturali di queste imprese (grande estensione, immensa presenza del verde, etc.) e del tipo di offerta “OPEN AIR” (offrono OSPITALITA’ ALL’APERTO in AMPI SPAZI ai turisti provvisti di mezzo proprio di pernottamento ossia Tende, Caravan e Camper oppure nelle unità abitative fisse e mobili messe a disposizione dai gestori a coloro che ne sono sprovvisti) che meglio di ogni altra tipologia ricettiva favorisce il rispetto delle basilari regole di contrasto alla diffusione del Coronavirus, i relativi codici ATECO (55.30.00 e 55.20.10) risultano essere ancora sospesi a data indefinita, non si fa alcun cenno ad ipotetiche riaperture né fino al primo giugno e né dopo. E, paradossalmente, nonostante la classe di rischio attribuita dalla TASK FORCE governativa sia classificata livello BASSO. A differenza delle strutture alberghiere che, di fatto, non sono mai state sospese in quanto fin dal DPCM del 22 marzo sono indicate tra le attività consentite.
Tutto ciò genera un forte senso di smarrimento, incertezza e preoccupazione in tutti gli operatori del settore per l’impossibilità di programmare alcunché, di aprirsi alla timida domanda dei vacanzieri open air già drasticamente ridotta. Costretti a mantenere in moto una macchina “chiusa in garage” con il freno a mano tirato in su che continua a consumare carburante per pagare le utenze, gli stipendi, gli affitti, i costi per la manutenzione del verde e degli impianti e che nella maggior parte dei casi è già rimasta a secco.
A questo si aggiungono le spese che bisognerà sostenere per mettere in “sicurezza” le aziende e per applicare i protocolli di sanificazione, distanziamento, controllo, per la fornitura di Dpi per il personale e la formazione sulle nuove norme; e ancora, occorre mettere in conto la perita per I’eventuale abbattimento della capienza o della capacità ricettiva in virtù delle distanze allargate e del distanziamento sociale; il crollo del fatturato legato alle attività di bar e ristorazione all’interno delle strutture.
Nel comparto dei campeggi e villaggi turistici in Puglia sono coinvolti circa 4mila addetti, la maggior parte stagionali, che oggi rischiano di perdere l’unica forma di sostentamento personale e in molti casi anche di interi nuclei familiari.
Alla luce di quanto esposto, FAITA PUGLIA chiede immediate certezze operative a partire dalla DATA per la riapertura, (che per quanto di nostra competenza e garanzia del rispetto delle norme potrebbe essere indicata in quella del 18 maggio) immissione di liquidità e contributi a fondo perduto per mettere gli operatori in condizione di Iavorare e limitare i danni che si prevede saranno ingenti, sollevare da ogni responsabilità gli imprenditori in caso di contagio dei lavoratori e/o ospiti essendo impossibile dimostrare la causa interna all’attività in caso di contagio.
In assenza di risposte concrete, ma soprattutto URGENTI le imprese pugliesi del comparto saranno costrette a RESTARE CHIUSE con le drammatiche e irreversibili conseguenze che ne scaturiranno.