Grano duro italiano: una filiera in crisi. Serve un patto sociale per salvare la cerealicoltura nazionale

Foggia, 14 aprile 2025 –“Il mercato continua a penalizzare il grano duro italiano. Nessun attore della grande distribuzione organizzata (GDO) né dell’industria di trasformazione sembra intenzionato a difendere questa coltura strategica per l’agricoltura nazionale. In queste condizioni, la cerealicoltura italiana rischia concretamente di scomparire: non è più sostenibile continuare a remunerare investimenti e rischi — sempre più elevati a causa del cambiamento climatico — con quotazioni così basse.

Come si può chiedere agli agricoltori di produrre qualità se, alla fine, “il gioco non vale la candela”? Per garantire uno standard elevato, tanto richiesto dall’industria, in questo periodo servirebbero interventi agronomici mirati: trattamenti fitosanitari contro le malattie e una fertilizzazione supplementare. Ma l’attuale mercato non consente di sostenere questi costi, vanificando ogni tentativo di miglioramento qualitativo.

Anche i commercianti, che da sempre supportano gli agricoltori con anticipi di mezzi tecnici e risorse finanziarie lungo tutte le fasi della produzione, si trovano oggi a fronteggiare un doppio problema: la contrazione del fatturato e l’incremento dei costi di stoccaggio, conservazione e selezione delle partite.

La filiera cerealicola si conferma quindi estremamente complessa, burocraticamente impegnativa, ma sempre più priva di una reale remunerazione per chi produce, lavora e garantisce un prodotto sicuro e di alta qualità.

La politica non può più voltarsi dall’altra parte.

Rischiamo di perdere non solo un pilastro dell’agricoltura italiana, ma un pezzo fondamentale della nostra identità rurale. Serve un patto sociale di filiera, che coinvolga il consumatore e ogni attore, — agricoltura, commercio, industria e distribuzione — e che metta al centro un dato oggettivo e imprescindibile: il costo reale di produzione, facilmente rilevabile e verificabile.

La politica ha il dovere, morale e istituzionale, di attivare strumenti resilienti e concreti, capaci di premiare chi lavora con professionalità e passione, e non come quelli attuali che invece, incentivano sopratutto la produzione  di documenti”, così l’Unione Stoccatori di materie prime rappresentata da Confcommercio Imprese per l’Italia provincia di Foggia.