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Mons. Ferretti ha presieduto la celebrazione della Passione

“Cerchiamo tutti la gloria. In casa, in amicizia, sul lavoro. Siamo uomini e donne prepotenti. Questo modo di vivere è un modo di gloriarsi secondo il mondo. Ma non c’è felicità senza vedere e caricarsi delle croci degli altri”. In Cattedrale, mons. Ferretti presiede la celebrazione della Passione. Un rito antico e suggestivo, suddiviso in tre momenti: la liturgia della parola, l’adorazione della croce e la comunione.

Come impone la liturgia odierna, l’arcivescovo si prostra dinanzi all’altare assieme ai diaconi. Con decine di fedeli riascolta il racconto della passione e morte di Gesù secondo Giovanni. Nell’omelia, pronunciata interamente a braccio, mons. Ferretti fa notare che “il Venerdì Santo è il giorno della verità. Davanti al Crocifisso capiamo che cos’è la gloria”

Non quella secondo il mondo, quella “gloria non dà felicità. Talvolta ubriachezza di un momento. Un giorno ci sentiamo padroni del mondo perché siamo stati più furbi degli altri. E il giorno dopo scopriamo che è tutta un’illusione. Questo è un mondo triste che porta alla guerra”. Perché, in fin dei conti, “la guerra è questo: non capire l’altro. Ma il Venerdì Santo ci ricorda quanto è stolto vivere così”.

“Quante croci ci sono nel nostro mondo. Anziani soli. Non è giusto. Bimbi non nati. Non è giusto. Immigrati non accolti. Non è giusto. Tanti ammalati soli. Non è giusto – conclude l’arcivescovo -. Se non sappiamo portare le croci degli altri non avremo la forza e la fede per portare la nostra. Solo chi sta stare vicino la croce e le croci del mondo avrà la felicità”.

La liturgia prosegue quindi con l’adorazione della croce e la comunione. Oggi, infatti, per antica tradizione, non si celebra l’Eucaristia. Le ostie consacrate vengono dall’altra della reposizione allestito per il Giovedì Santo.

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