Il Venerdì Santo di Roseto Valfortore: il folklore, i riti, la tradizione

Il Venerdì Santo è il giorno più lungo e intenso della Settimana Santa a Roseto Valfortore. In scena per la 178esima volta, la sacra rappresentazione della passione di Cristo comincerà alle ore 10 partendo dalla Chiesa di Santa Maria Lauretana. La banda musicale di Roseto Valfortore aprirà la manifestazione con l’inno che il maestro Donatelli compose nel 1882, un’opera intitolata ‘E’ morto il Re dei Re’ che il complesso bandistico rosetano esegue da 139 anni solo in questa occasione.

Un ruolo importantissimo, all’interno dell’antico rito, è riservato ai bambini che, in processione e vestiti di bianco, portano i simboli della Passione di Cristo: il gallo, i chiodi, il calice, le scalette e altri emblemi della Via Crucis. Giunti sul Calvario, gli stessi bambini indossano una fascia nera, mentre le Marie si velano il capo in segno di lutto aprendo la scena alla Pietà.

Pur essendo una rappresentazione vivente, con la partecipazione di oltre 50 figuranti, la tradizione locale vuole che Gesù, la Madonna e San Giovanni non siano interpretati da persone e che per le strade sfilino le loro statue: di cartapesta, nel caso del Cristo, mentre le icone della Vergine e quella del Santo sono il frutto dell’antica arte napoletana delle statue in conocchia. Un’altra particolarità della manifestazione è data dal percorso in salita, come a riprodurre il cammino della Via Crucis verso il sacrificio compiuto da Gesù.

I soldati romani a cavallo mostreranno invece vere e proprie armature, con costumi ricostruiti dopo un’accurata ricerca storica che ripropone fedelmente ogni elemento.

Imponente e suggestiva è la rappresentazione della sepoltura del Cristo, con un catafalco alto 5 metri, portato a spalla da 12 persone, alla cui sommità alcuni bambini molto piccoli interpretano il ruolo degli angioletti. Una commovente ed evocativa rappresentazione della Passione di Gesù Cristo, ricca di storia e tradizione, unica nel suo genere e tutta da vivere.