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Annata agraria: nel 2023 agroalimentare guadagna valore (+24% plv) nonostante clima, virus e insetti alieni e bizzarrie scenario internazionale

Nonostante la minaccia del clima con 96 eventi estremi in 1 anno e uno scenario internazionale complesso, l’agricoltura e l’agroalimentare pugliesi guadagnano il 24% in più di Produzione Lorda Vendibile che sfiora i 4 miliardi di eur, pur perdendo il 34% in quantità della produzione, grazie alle ottime performance de settore olivicolo e oleario e dell’ortofrutta che fanno recuperare terreno rispetto all’annata agraria precedente. E’ quanto emerge dall’analisi dei dati settore per settore di Coldiretti Puglia, diffusa in occasione del bilancio dell’annata agraria di fine anno, con un 2023 difficile sul fronte dell’andamento climatico folle con il conseguente attacco di virus e insetti alieni, sotto la minaccia della fauna selvatica e stretto nella morsa del difficile scenario internazionale e di manovre speculative che incidono sull’agroalimentare Made in Puglia.

L’aumento in valore dell’agroalimentare pugliese è determinato principalmente dall’andamento del settore olivicolo e oleario, con il raccolto delle olive in Puglia cresciuto del 50% rispetto all’anno precedente, a fronte di quello nazionale e mondiale che è crollato, facendo schizzare i prezzi dell’olio extravergine del +49,3%. Performance positive in valore anche per l’ortofrutta, con l’uva da tavola che al netto del calo delle quantità ha guadagnato in termini di valore, ma in generale ortaggi e frutta pugliese hanno registrato prezzi medi in campagna migliori alle annate precedenti per la diminuzione delle quantità, mentre un frutto su dieci è scomparso dalle tavole dei cittadini che hanno tagliato gli acquisti (-10%) crollati ai minimi da inizio secolo, sulla base dei dati Cso Italy, secondo cui i consumatori hanno ridotto del 25% le quantità di angurie, del 15% i meloni, del 14% le arance, del 5% le fragole ma il taglio ha riguardato anche gli ortaggi (-6%).

Annata da dimenticare in Puglia per la vendemmia che paga il conto degli eventi estremi e degli attacchi di peronospora che hanno caratterizzato il 2023, per cui le quantità risultano crollate in media del 32% con punte fino al 90% in alcuni areali, mentre sono aumentati in misura esponenziale i costi di produzione. L’impennata del costo del vetro cavo per le bottiglie che hanno fatto segnare un aumento che ha raggiunto il 58% nell’arco di 18 mesi mette a rischio la competitività del vino italiano sul mercato nazionale ed estero dove per la prima volta dopo oltre un decennio sono calate le vendite del vino Made in Italy in valore (-1%), dopo che Coldiretti e Filiera Italia avevano evidenziato l’anomalia in riferimento all’avvio dell’istruttoria da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per una presunta intesa restrittiva della concorrenza nella vendita delle bottiglie di vetro.

Nel 2023 il raccolto di grano duro pugliese per la pasta non ha prodotto secondo le aspettative – continua Coldiretti Puglia – ma comunque è stato in aumento rispetto al crollo dell’anno scorso. Di fatto l’andamento climatico ha divorato parte del lavoro di un anno degli agricoltori che quest’anno hanno speso per produrre grano fino a 300 euro ad ettaro in più, rispetto ai periodi pre-conflitto in Ucraina, ma al contempo hanno subito il taglio dei compensi che sono scesi del 40 % rispetto allo scorso anno.  Sotto accusa le manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada  che ha invece più che quadruplicano le esportazioni in Italia di grano trattato con glifosate secondo modalità vietate a livello nazionale.

Gli effetti delle bizzarrie dello scenario internazionale si sono fatti sentire poco sulle esportazioni che segnano l’aumento di un timido 4,3% dei vini, di un consistente 23% dell’olio e del 10% della pasta, secondo i dati Istat da gennaio a settembre 2023, incidendo però pesantemente – spiega Coldiretti Puglia – sui costi di produzione che le imprese agricole hanno dovuto sostenere.

“L’agroalimentare ha dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del Pnrr con richieste di investimenti superiori alla dotazione e l’incremento dei fondi va nella direzione auspicata di aumentare la produzione in settori cardine, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura e “raffreddare” il carovita che pesa sulle tasche dei cittadini”, afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare che “il raddoppio dei fondi per l’agroalimentare con 2 miliardi in più stanziati per gli accordi nella filiera e 850 milioni aggiuntivi per il fotovoltaico sui tetti di stalle e cascine è importante per salvare la spesa delle famiglie italiane e sostenere l’approvvigionamento energetico del Paese di fronte alle tensioni internazionali provocate dalla guerra su cibo e bollette”.

“Un’occasione unica, che non va sprecata per far crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore. In tale ottica i contratti di filiera – aggiunge il direttore regionale Pietro Piccioni – sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani per dare opportunità di lavoro e far crescere l’agroalimentare Made in Italy, in un contesto di grande instabilità internazionale. Ma il contributo allo sviluppo non si limita all’alimentare, ma cresce anche la produzione energetica agricola grazie agli accordi siglati dalla Coldiretti”.

Agonia lenta e al momento introvertibile per il settore lattiero, con 333 stalle chiuse in Puglia da dicembre 2019 a giugno 2023, una perdita incolmabile causata dall’aumento dei costi di produzione e gestione, a cui non corrisponde più una equa remunerazione del prezzo del latte alla stalla, che non può andare sotto i costi di produzione calcolati da Ismea, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori. Occorre fare ricorso al decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente voluto dalla Coldiretti, che prevede lo stop a 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento, non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili, al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti, ma anche che i prezzi riconosciuti agli agricoltori ed agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione. Con 3 DOP (canestrato pugliese, mozzarella di Gioia del Colle e mozzarella di bufala) e quasi 20 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino) – insiste Coldiretti Puglia – il settore lattiero–caseario garantisce primati a livello nazionale e Sigilli della biodiversità dal valore indiscutibile.

Sul fronte della pesca, sono quasi 500 i pescherecci pugliesi che saranno “affondati” dalle nuove linee europee che prevedono la scomparsa della pesca a strascico, il settore più produttivo della marineria, con un impatto devastante sull’economia, sull’occupazione e sui consumi. La misura comunitaria più dirompente – sottolinea Coldiretti Impresapesca Puglia – è il divieto del sistema di pesca a strascico che rappresenta in termini di produzione ben il 65% del pescato nazionale, operando di media non più di 130 giorni all’anno, secondo l’analisi di Coldiretti Impresapesca. Ma le nuove linee prevedono anche la restrizione delle aree di pesca con tagli fino al 30% di quelle attuali, denuncia Coldiretti Impresapesca, con scadenze ravvicinate nel 2024, 2027 per concludersi nel 2030.

Il settore della pesca e dell’acquacoltura in Puglia – conclude Coldiretti Puglia – vale 225milioni di euro, secondo i dati CREA, con una flotta operante lungo le coste pugliesi costituita da 1.455 battelli che rappresenta il 12,3% del totale nazionale, il 10,5% del tonnellaggio e il 12% della potenza motore, con le aree vocate di  Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi, oltre agli allevamenti in mare aperto di spigole, ombrine e orate.

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