Come affrontare l’analisi dei concetti di guerra e di pace in riferimento alla comprensione delle dinamiche sociali, politiche ed economiche del mondo contemporaneo? Esistono degli strumenti per costruire la pace? Questi gli interrogativi oggetto di analisi del convegno “Offrire il perdono per costruire la pace. Arendt e Montessori a confronto” che si terrà mercoledì 10 maggio dalle ore 10.30 alle ore 12.30 presso l’auditorium del Liceo Scientifico “Marconi” di Foggia.
L’evento, rivolto alle studentesse e agli studenti del liceo foggiano, rientra tra le iniziative organizzate in preparazione del XXV Congresso Mondiale di Filosofia ed è organizzato in partenariato con l’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, l’Università degli Studi di Foggia ed ha il patrocinio del Congresso Mondiale.
Dopo i saluti della dirigente scolastica Piera Fattibene, le relazioni di Alessandra Beccarisi, docente di Storia della Filosofia dell’Università degli Studi di Foggia; Barbara De Serio, docente di Storia della Pedagogia dell’Università degli Studi di Foggia; Marina Balestrucci, docente di Storia e Filosofia del Liceo Scientifico Marconi. A moderare Monica Gigante, docente di Storia e Filosofia del Liceo Scientifico Marconi.
Il confronto tra Arendt e Montessori, per quanto ardito, si mostra fecondo di riflessioni e analisi utili al dibattito della filosofia politica nella ricerca degli strumenti più idonei per avviare processi virtuosi in direzione della pace. Entrambe le studiose, infatti, nella loro vita, si sono confrontate con la guerra e con le sue conseguenze.
Secondo Hannah Arendt, in particolare, la facoltà di perdonare, svincolandoci dalle conseguenze di ciò che abbiamo fatto, libera la nostra capacità di agire. A ciò si aggiunga anche la facoltà di fare e mantenere promesse che garantisce, nella relazione tra gli individui, dei punti certi, indispensabili per rapporti umani stabili e sereni.
Nel pensiero di Maria Montessori, candidata per tre volte al Premio Nobel per la Pace, emerge chiaramente un messaggio di pace in grado di indicare la strada della libertà e dell’affermazione della dignità umana. In particolare, secondo la studiosa, la politica deve evitare la guerra, ma la costruzione della pace deve essere opera dell’educazione.
“Siamo convinti – ha spiegato la Dirigente Fattibene – che il ruolo delle scuole sia cruciale per avviare processi di pace e di mediazione dei conflitti. Educare alla pace significa, infatti, sviluppare conoscenze, abilità e azioni che promuovono abitudini, modelli, e valori in grado di formare un atteggiamento solidale e rispettoso dell’altro. In quest’ottica, l’educazione porta avanti un impegno comune nella risoluzione dei contrasti, partendo proprio dalle diversità”.