Il calcio come metafora di vita. Lo sfogo di un arbitro diventa ‘l’Uomo Partita’

Il calcio come metafora di vita, con lo sfondo di una tragedia, che si nasconde impavida dietro l’angolo della vita di ognuno di noi. Nel mezzo, un arbitro – solo con il suo fischietto e il peso della responsabilità –  a fare da ago della bilancia tra colpi inferti e ricevuti. In campo, ma non solo.

Tutto questo è ‘l’Uomo Partita’, lo spettacolo di e con Mimmo Padrone, che andrà in scena i prossimi sabato e domenica, 3 e 4 dicembre, sul palco del Teatro della Polvere di Foggia.

Lo spettacolo è tratto da ‘Litania di un arbitro’ di Thomas Brussig (traduzione di Elvira Grassi e Nikola Harsch) ed è inserito nel cartellone di eventi del ‘Foggia Festival Sport Story 2022’.

Il monologo rappresenta lo sfogo di un arbitro che – chiuso nel suo spogliatoio – si lascia andare a riflessioni e rivelazioni su una partita che non riguarda più solo due squadre in campo, ma molto di più: le tifoserie, la comunicazione e il detonatore costituito dai mass media. ‘l’Uomo Partita, per la regia dello stesso Padrone, è prodotto con la collaborazione del Teatro della Polvere di Foggia e con il sostegno di Trac – Teatri di residenza artistica contemporanea.

Lo spettacolo | Errare humanum est, da questa frase entrata nel linguaggio comune nasce ‘l’Uomo Partita’. Il significato è chiaro: errare è parte della natura umana ma non può essere un’attenuante di responsabilità per uno sbaglio. Una storia di calcio come metafora di vita, con lo sfondo di una tragedia, che si nasconde impavida dietro l’angolo della vita di ognuno di noi.

Il gioco più bello al mondo è questione di vita o di morte, binari paralleli sui quali viaggia la nostra esistenza. Sulla corda tesa di un funambolo, un arbitro chiuso nel suo spogliatoio, si lascia andare in un monologo intriso di ironia sferzante. Solo contro tutti, si sfoga in un’invettiva sul calcio, sui tifosi, sui mass media e solo alla fine si rivela. L’uomo Partita è un’accusa sommessa, un soliloquio alterato, pieno di lucido distacco dalle pochezze di uno sport che non può non essere metafora di qualcosa. Nel suo racconto, un importante arbitro non è quasi mai solo, sempre accompagnato da personaggi di un mondo e della sua vita, spesso piccoli di fronte ad una anche semplice parvenza di moralità. Non è un semplice discorso di un arbitro al pubblico, è un dettato di etica, un saggio di autoanalisi. Come si può rimanere quello che si vuole quando intorno qualsiasi barriera di onestà, anche nei confronti di sé stessi, viene abbattuta, invischiandoti? Questo è il grande dubbio a cui non sa dare risposta. Oltre a far pensare, fa cambiare idea. Lasciando allo spettatore la domanda: il calcio è solo un gioco?

Chi è Mimmo Padrone | Attore, nel 2006 si diploma alla ‘Scuola di Teatro di Bologna’ diretta da Alessandra Galante Garrone. Si forma teatralmente affrontando autori come Molière, Čechov, Shakespeare, Goldoni, Marivaux, Karl Valentin, con la guida di diversi maestri come la stessa Alessandra Galante Garrone, Vittorio Franceschi, Walter Pagliaro e il clown francese Pierre Byland.

Fa il suo esordio a teatro nel 2005 all’Arena del Sole di Bologna e fino ad oggi collabora con molte compagnie e teatri a livello nazionale diretto da diversi registi della scena italiana come, tra gli altri, Roberto Guicciardini, Lorenzo Salveti, Massimo Venturiello, Luca De Fusco.

Nel 2016 al ‘Plautus Festival’ riceve il ‘Premio Plauto’, come miglior attore non protagonista.

Lo spettacolo andrà in scena i prossimi sabato e domenica, 3 e 4 dicembre, al Teatro della Polvere di via Nicola Parisi, 97. Ingresso ore 20.30, inizio spettacolo ore 21.