Un progetto di filiera del miele nelle aree del Mezzogiorno. Ieri mattina, nella masseria Lama Balice a Bitonto, su iniziativa di Cia Puglia, si è svolto un incontro tra i rappresentanti dell’associazione e gli apicoltori, con l’obiettivo di avviare il progetto integrato di filiera del miele nelle aree del Mezzogiorno.
Sono intervenuti il presidente di Cia Puglia, Gennaro Sicolo, il vicepresidente Cia Levante, Giuseppe De Noia, il referente Cia Levante del Gruppo di Interesse “apicoltura”, Vincenzo Mininni e il direttore Cia Levante, Giuseppe Creanza; ed ancora il presidente dell’Associazione apicoltori produttori calabresi (Aprocal) Luigi Albo e il vicepresidente di Cia Crotone, Giuseppe Cefalo, nonché presidente dell’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi).
“Ci siamo resi promotori – spiega Sicolo – di un percorso per la realizzazione di un progetto di filiera coinvolgendo gli apicoltori e le associazioni delle regioni a noi vicine (Basilicata, Calabria, Campania), al fine di sostenere e potenziare il settore apistico. L’apicoltura rappresenta per noi un settore fondamentale per la nostra agricoltura, con importanti ricadute produttive, economiche e sociali e per l’equilibrio ecosistemico”.
Per De Noia, “con il progetto di filiera, grazie alla collaborazione dei vari attori della filiera, ci prefiggiamo l’obiettivo di sostenere una progettualità di particolare rilievo dal punto di vista ambientale, economico, sociale e occupazionale, che dovranno garantire ricadute a livello territoriale. I cambiamenti climatici e le frodi alimentari giocano a sfavore del comparto che deve invece essere sostenuto, tutelato e valorizzato e su questo fronte avremo la collaborazione delle università”.
Il direttore Creanza ha illustrato alcuni numeri del comparto: “l’apicoltura pugliese conta ben 1.069 attività che gestiscono quasi 32mila alveari e 12.777 sciami. La maggior parte delle attività sono destinate all’autoconsumo, mentre solo 366 sono orientate alla commercializzazione. Di quest’ultimo segmento, circa il 16 per cento degli apiari è gestito secondo il disciplinare del biologico”.