Tutto nasce dalla preoccupazione e dal sesto senso dei genitori, una coppia di persone oramai anziane, abituate da tempo a vivere da sole. La loro unica figlia, 36enne, a sua volta madre di due piccoli bimbi, con qualche messaggio, qualche telefonata fa comprendere loro di essere arrivata al capolinea di una relazione sentimentale difficile. Il tappo che per mesi, forse anni ha messo sopra le molte, troppe lacrime trattenute o versate in solitudine, al riparo da occhi indiscreti, ha iniziato a vacillare.
La ragazza, oramai donna, non ce la fa più e inizia a far percepire che la situazione è divenuta insostenibile, per le continue vessazioni, discussioni, umiliazioni patite per mano del proprio compagno. Ed i genitori capiscono, anche se lei fa trasparire poco e niente, parlando a loro solo della punta di questo iceberg che finora è stato quasi totalmente nascosto dalla sopportazione e dalla voglia di andare avanti, nonostante tutto, per il bene dei figli.
Ma la sera del 13 ottobre scorso, gli anziani genitori e le zie della donna sono particolarmente allarmati. Hanno ricevuto una serie di messaggi dalla loro congiunta che li getta nello sconforto; il compagno, riferisce la vittima, sembra particolarmente esagitato e, pare, detenga, nascosta da qualche parte, anche un’arma che si sarebbe costruito artigianalmente e delle munizioni.
Capiscono che la situazione non è più gestibile con il silenzio e con la sopportazione, né con la speranza che tutto prima o poi possa rientrare; hanno un’idea. Un loro vicino di casa è un maresciallo dei carabinieri a cui potersi rivolgere. Fa nulla che l’ora è tarda e oramai si approssima la mezzanotte. Il maresciallo in un attimo è già nell’abitazione della coppia, alla presenza delle due inseparabili zie della vittima, sorelle della mamma; capisce immediatamente, da navigato operatore di PG, che la situazione è potenzialmente grave e non differibile; contatta il Comandante della Compagnia ed insieme decidono di convocare immediatamente i predetti parenti presso la Caserma di via di San Domenico.
Anche il capitano comprende che la situazione, per quanto, suscettibile di valutazioni personali, è sicuramente pericolosa e necessita un intervento immediato. Per di più, negli allarmanti messaggi che la donna aveva inviato ai suoi parenti, fa comprendere esplicitamente che il compagno non avrebbe tollerato alcun intervento dei carabinieri; “Se li vede arrivare li uccide” dice la donna.
In un attimo il dispositivo, con carabinieri del Radiomobile, delle Stazioni di Lucera, Castelnuovo e Biccari, è pronto. Non sono neanche le 2.00 e i carabinieri sono già nei pressi dell’abitazione della coppia, situata in una contrada di campagna del comune di Lucera.
E i sospetti e le intuizioni degli anziani genitori e delle zie della donna, si rivelano subito fondati.
A.V., queste le inziali del 41enne, accoglie i militari, con fare esagitato; ci vorrà più di un quarto d’ora per convincerlo ad aprire il cancello dell’abitazione; atteggiamento spavaldo, di sfida. Ma i militari non possono tirarsi indietro; fanno comprendere con gentilezza, nonostante le provocazioni, i motivi della loro presenza e la necessità di procedere ad un controllo approfondito presso quella casa.
All’interno della camera da letto della coppia, dove in quel momento dormivano i loro bambini, su indicazione dell’uomo,i carabinieri rinvengono un’arma artigianale: un fucile costruito assemblando tubi e varie parte metalliche; particolarmente ingegnoso, se non fosse che, una successiva perizia di idoneo armaiolo, confermerà che quell’arma era perfettamente idonea a far fuoco e quindi potenzialmente letale. La riprova gli inquirenti la rinvengono all’interno del tubo adattato a “canna” dell’improvvisato fucile ove viene rivenuta una cartuccia esplosa cal. 12. Altre 35 cartucce, tutte dello stesso calibro ed assolutamente compatibili con il diametro della canna, tutte ancora integre e idonee ad essere utilizzate dal prevenuto da un momento all’altro, verranno trovate dai militari occultate in uno scatolo nascosto a sua volta sotto una serie di indumenti, in altra anta del medesimo armadio.
L’uomo, al termine degli ulteriori accertamenti ed attività,vienedichiarato in arresto per il reato di detenzione di arma clandestina e di munizionamento. Il Sostituto Procuratore di turno concorda in toto con gli operanti e, con partecipe preoccupazione, indica altresì ai militari di svolgere,con estrema celerità, tutti gli accertamenti necessari per capire se quelli che erano timori esternati dalla donna ai suoi partenti possano trovare fondamento ed essere rubricati quali maltrattamenti.
Al termine delle formalità di rito l’A.V. è stato tradotto, alle prime luci del nuovo giorno, presso la casa circondariale di Foggia ove è stato ulteriormente trattenuto in custodia cautelare, dopo il rito di convalida.