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La personalizzazione delle cure per i pazienti affetti da carcinoma del colon-retto metastatico

Un ulteriore passo in avanti nella direzione della personalizzazione delle cure per i pazienti affetti da carcinoma del colon-retto metastatico al Policlinico Riuniti di Foggia. E’ questo il messaggio forte che emerge da due studi recentemente pubblicati dal team di ricercatori dell’Oncologia Medica universitaria, coordinato dal Prof. Matteo Landriscina, Responsabile dell’U.S.D. di Oncologia Medica e Terapia Biomolecolare.

I due studi, condotti in collaborazione con l’IRCCS-CROB di Rionero in Vulture, l’Università Federico II di Napoli e l’Oncologia Medica dell’Università Cattolica di Roma, sono stati pubblicati su riviste internazionali di elevato profilo scientifico e suggeriscono nuove strategie per selezionare pazienti affetti da carcinoma del colon metastatico, tra le prime cause di morte per cancro in Italia e nel mondo. Negli ultimi anni, la prognosi di questi pazienti è significativamente migliorata grazie all’introduzione di nuove terapie a bersaglio molecolare, ma ulteriori evidenze sono necessarie per selezionare la migliore terapia per il singolo paziente.

Il primo studio, pubblicato sulla rivista “Molecular Oncology”, dimostra che il tumore del colon è capace di modificare il proprio metabolismo per acquisire un comportamento biologico e clinico più aggressivo ed in particolare per sviluppare resistenza ai farmaci antitumorali. In quest’ottica, l’analisi del metabolismo mediante PET prima di iniziare le terapie si è dimostrata utile per individuare pazienti con tumore con scarsa probabilità di risposta alla terapia biologica con anticorpi monoclonali (classe anti-EGFR). I tumori con PET fortemente positiva prima del trattamento hanno dimostrato una bassa probabilità di rispondere alla terapia con anticorpi monoclonali in combinazione con la chemioterapia e ciò suggerisce che questa categoria di pazienti potrebbe meritare scelte terapeutiche più aggressive.

Il secondo studio, pubblicato sulla rivista “Cancers”, ha invece esplorato i processi di modificazione del DNA  ed, in particolare, “la metilazione”, quale nuova frontiera per individuare nuovi biomarcatori di prognosi. L’analisi delle modificazioni del DNA si è rivelata una strategia vincente per individuare i pazienti con carcinoma del colon a prognosi sfavorevole. In particolare, sono stati individuati otto geni che permettono di selezionare i pazienti con tumore non responsivo alle terapie e con prognosi decisamente sfavorevole.

Questa firma genetica si aggiunge agli altri biomarcatori molecolari più consolidati e fornisce all’oncologo medico un ulteriore strumento per selezionare accuratamente i pazienti affetti da questa patologia e scegliere il trattamento che abbia le maggiori probabilità di successo” – spiega il Prof. Matteo Landriscina. Nello specifico, sono in corso ulteriori valutazioni per comprendere se le alterazioni metaboliche e genetiche sono in grado di prevedere la risposta alle più moderne immunoterapie”.

“Questi due studi rappresentano il frutto di anni di attività di ricerca di laboratorio e clinica dell’Oncologia medica universitaria del Policlinico Riuniti di Foggia e hanno permesso di raggiungere nuovi traguardi relativamente alla caratterizzazione biomolecolare del tumore del colon e di migliorare la gestione clinica dei pazienti affetti da questa patologia, rappresentando quindi un importante passo verso trattamenti sempre più innovativi e potenzialmente più efficaci” – dichiara il Dott. Vitangelo Dattoli, Commissario Straordinario del Policlinico Riuniti di Foggia.

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