Il ragazzo presentava un aneurisma nel tratto terminale dell’arteria carotide intracranica associato ad una fenestrazione – un’anomalia congenita – dell’arteria comunicante anteriore. Un caso clinico molto raro. In letteratura, infatti, sono registrati solamente 13 casi in cui entrambe le anomalie compaiono nei pazienti ben distinte, ma molto vicine tra loro.
«L’aneurisma – ha spiegato Francesco Florio, medico responsabile dell’Unità di Radiologia Interventistica dell’Ospedale di San Pio – era collocato in una sede anatomicamente inaccessibile e rendeva impossibile il trattamento chirurgico tradizionale. Il paziente presentava, inoltre, delle irregolarità di decorso delle arterie che rendevano particolarmente difficile l’approccio endovascolare».
L’intervento è stato eseguito dai radiologi interventisti Francesco Florio, Vincenzo Strizzi e Giovanni Ciccarese e dall’anestesista Aldo Manuali, in collaborazione con i reparti di Neurochirurgia e Rianimazione 2.
Nei pressi dell’aneurisma è stato collocato uno stent a diversione di flusso, posizionato per via endovascolare a partire dall’arteria femorale. Il “flow diverter stent” permetterà al flusso ematico di scorrere solamente nell’arteria e di non giungere sino all’aneurisma, che pian piano andrà a trombizzarsi.
«In Radiologia Interventistica – conclude Florio – grazie alle tecniche mini invasive è possibile trattare, ad esempio, un aneurisma cerebrale con ricovero di pochi giorni o ernie discali senza ospedalizzazione. È un grande vantaggio soprattutto in questo difficile periodo di emergenza sanitaria in cui poter trattare numerose patologie, senza o con minima degenza ospedaliera, appare fra gli obiettivi prioritari della sanità».