Ci sono voluti diverse settimane di lavoro, ma alla
fine, gli investigatori della Squadra Mobile di Foggia e del Servizio Centrale
Operativo della Polizia di Stato sono riusciti ad individuare il presunto
responsabile dell’attentato dinamitardo ai danni del Centro Polivalente per
Anziani “Il Sorriso di Stefano” avvenuto nella notte del 16 gennaio.
L’attività investigativa, condotta con il fattivo coordinamento della Direzione
Distrettuale Antimafia di Bari e della Procura della Repubblica di Foggia, è
consistita nell’acquisizione delle videoriprese registrate da diverse decine di
telecamere disseminate lungo le strade cittadine.
Centinaia di filmati che sono stati esaminati, uno alla volta, per poi
acquisire solo quelli utili per l’individuazione dell’autore dell’attentato
dinamitardo. Alla fine del lavoro certosino, sono risultate utili le immagini
catturate da 22 telecamere, le quali hanno registrato tutti gli spostamenti
effettuati dall’attentatore prima e dopo il posizionamento dell’ordigno
esplosivo.
La ricostruzione sembra una scena da film. Si vede l’uomo che proviene sul
luogo del delitto a bordo di una bicicletta, con uno zaino alle spalle. Indossa
guanti, un giubbotto con cappuccio, un pantalone con una effigie sulla gamba
destra e scarpe sportive con suola di gomma di colore bianco.
Alle ore 5,40 è già in via Vincenzo Acquaviva. Fa avanti ed indietro, poi dopo
avere constatato l’assenza di impedimenti, si infila tra due autovetture
parcheggiate e scende dalla bicicletta. Giunge innanzi ad una saracinesca del
“Sorriso di Stefano” con lo zaino in mano, lo posiziona sul marciapiede e, con
un accendino, accende la miccia dell’ordigno che vi si trova dentro.
Il Centro per anziani a quell’ora è chiuso, ma all’interno c’è già una donna
che vi lavora per renderlo ospitale e pulito. La donna non si accorge di quanto
sta accadendo davanti l’ingresso della struttura. La saracinesca metallica
abbassata non le consente di vedere quell’uomo che ha appena innescato
l’ordigno e che subito dopo si allontana di corsa, sale in bicicletta e scappa
velocemente in direzione di via Vittime Civili.
Passano pochi istanti. Sono le 5,44. L’ordigno esplode e coglie di sorpresa
tutti. Scuote nel sonno gli abitanti del quartiere mentre la donna delle
pulizie rimane stordita e pietrificata dal terrore, non capendo cosa stesse
accadendo.
L’esplosione sconquassa il marciapiede, provocando un piccolo cratere. Il
coperchio di un tombino viene sollevato e divelto. La struttura muraria
dell’edificio viene scossa provocando la caduta di intonaci e calcinacci nonché
la lesione di uno stipite di marmo. La saracinesca risulta danneggiata, come
anche l’infisso interno. Le sei autovetture parcheggiate innanzi al marciapiede
vengono investite dall’onda d’urto provocata dall’esplosione e riportano danni
ai parabrezza e a varie parti di carrozzeria.
Il tutto avviene in un baleno, pochi ma interinabili momenti. Indimenticabili,
come una scena da guerra. Se in quel momento fosse passato qualcuno sullo
stesso marciapiedi, le conseguenze sarebbero state più gravi.
L’attentatore, nel frattempo, scivola nella notte
lungo le strade cittadine pedalando sulla sua bicicletta. Raggiunge via
Dattoli, poi via Homs, prosegue in via della Lupa, vicolo Fauno, via Lucciola,
via Nicola Parisi, via Meridiana.
Poi l’uomo lascia la bicicletta e prosegue a piedi. All’altezza dell’incrocio
tra via Meridiana e via al Persico, si toglie i guanti e, giunto in prossimità
di via del Salice, si toglie anche il giubbotto.
Alle ore 5,50 l’attentatore attraversa via Matteotti e prosegue su via Tenente
Iorio. Il passo è normale, sicuro, può permettersi di fumare. Cammina con la
mano destra nella tasca dei pantaloni mentre la sinistra stringe tra le dita la
sigaretta accesa. Quando passa sotto la telecamera si scorge il suo viso e
sulla mano sinistra l’immagine di un tatuaggio.
Prosegue la sua camminata a piedi, attraversa altre vie cittadine e, alle ore
6,06 entra nel cortile di una abitazione sita in viale Michelangelo ove abita
un suo connazionale con il quale è stato già controllato insieme in Nord Italia
nel 2018 e nel 2019.
I due hanno un’amicizia anche su Facebook. Proprio sul noto social gli
inquirenti trovano diverse fotografie in cui il presunto attentatore viene
ritratto con un tatuaggio sulla mano sinistra, a forma di corona e con la
lettera “M”.
Anche gli archivi di Polizia conducono nella stessa direzione. L’uomo, difatti,
aveva avuto già diversi problemi con la giustizia ed era stato sottoposto a
rilievi foto segnaletici, anche con altri nomi ed alias e, in tali circostanze,
compare sempre con lo stesso tatuaggio sulla mano sinistra.
Un elemento significativo e dirimente per le indagini che consentirà a
Magistratura e Polizia di Stato, nel volgere di tre mesi, di giungere alla
cattura del presunto esecutore materiale dell’attentato il cui fermo, nella
giornata odierna, è stato convalidato.