“Esprimiamo la nostra soddisfazione per la chiusura della vicenda relativa alla Chiesa di Sant’Antonio da Padova nel segno del buon senso”. E’ il presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Foggia, Nicola Tramonte, a intervenire su una questione che, per diversi motivi, stava molto a cuore al mondo dell’architettura di Capitanata.
“Il progettista della Chiesa di Sant’Antonio da Padova fu l’ebreo Davide Pacanowski, un grande architetto del ‘900. Con l’entrata in vigore delle leggi razziali, il regime fascista lo cancellò dall’Ordine degli Architetti di Roma. L’OAR, in occasione della Giornata della Memoria, ha annullato la radiazione operata dai fascisti con una cerimonia dal grande valore simbolico, ricordando la notevole produzione architettonica di Davide Pacanowski. Se la memoria, la storia e il rispetto dei profondi significati ad esse connesse hanno un valore cristiano e universale, allora nella Chiesa di Sant’Antonio da Padova non possono essere operati cambiamenti che stravolgano il senso del lavoro compiuto da Pacanowski in accordo con chi, nella Chiesa, alla fine degli anni ’60 dello scorso secolo, si affidò alla sua sensibilità e alla sua grande professionalità”, ha dichiarato Nicola Tramonte.
“Diversi elementi di quella chiesa, negli anni, sono stati rimossi e sostituiti con altri”, ha aggiunto Tramonte.
“Spostare il crocifisso monumentale per far posto a un nuovo elemento, nella fattispecie un pannello di grandi dimensioni, non avrebbe fatto altro che mortificare quella memoria e quella storia alle quali ho fatto riferimento, sacrificando la coerenza di un progetto che conferì identità e armonia a una Chiesa alla quale tanti foggiani e moltissimi fedeli sono profondamente legati”, ha spiegato il presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti di Foggia.
“Il parere di quest’Ordine è lo stesso già autorevolmente espresso dalla Commissione di Arte Sacra e di Beni Culturali, all’interno del quale, citando la normativa della Conferenza Episcopale Italiana, si rileva la necessità di evitare – cito testualmente – la ‘frammentarietà e la disorganicità dell’apparato iconografico dell’aula liturgica’. Un parere, quello cui ho fatto riferimento che, nel dicembre 2018, ricordava come il progetto generale della Chiesa di Sant’Antonio da Padova fu approvato dalla Pontificia Commissione di Arte Sacra il 28 luglio 1966 secondo la proposta dell’architetto Davide Pacanowski ‘che si lasciò ispirare dai criteri di nobile semplicità portati avanti dall’allora Costituzione sulla sacra liturgia del Concilio Vaticano II”.
“La decisione che è stata adottata, per fortuna, scongiura la possibilità di un ulteriore cambiamento degli elementi architettonici della Chiesa di Sant’Antonio Abate. Nel segno del buon senso, si chiude una vicenda riguardante un’opera che appartiene alla storia della città, al patrimonio di affetto e memoria collettivi, oltre che alla vasta comunità dei fedeli. Questa decisione, dunque, è un atto d’amore e di profondo rispetto verso quel patrimonio di affetto e di valori”.